Il mio sogno

Il mio sogno

Passione o sogno?

Un nuovo millennio, un nuovo progetto

Il mio “sogno” (a distanza di qualche anno mi rendo conto che non è mai stato un vero e proprio progetto, ma piuttosto un percorso all’insegna della curiosità, della passione e della voglia di superarsi) è nato molti anni fa, quando ero solo un ragazzo innamorato della natura, della campagna, della Toscana, e della casa di famiglia a Cortona, ma ha cominciato a prendere forma e diventare qualcosa di più concreto solo alla fine degli anni ’90.

In quel periodo ho finalmente deciso di estirpare i vecchi e ormai obsoleti vigneti con i quali si producevano poche bottiglie di un sincero ma non indimenticabile vino “per la famiglia” e poi, a partire dal 2000, di procedere al graduale reimpianto con criteri, materiali e tecniche completamente diversi, in entrambi i poderi aziendali, puntando esclusivamente su vitigni a bacca rossa, ritenuti più adatti al territorio.

Le piante per ettaro, da circa 1.300 che erano, sono diventate 5.000. E ho deciso di puntare tutto sul vitigno Syrah, varietà che amo, e che si ipotizza (ed è di certo una teoria affascinante e suggestiva, cui mi piace credere anche se difficilmente verificabile) essere stata lasciata in eredità al patrimonio ampelografico di Cortona dall’occupazione francese nell’era napoleonica, protrattasi per qualche decennio dalla fine del Settecento.

Il Syrah (o la Syrah?) a Cortona

Un matrimonio che va avanti da più di un secolo

Quel che è certo, aldilà di questa ipotesi più leggendaria che storica, è che il Syrah (o la Syrah, come direbbe il mio amico Stefano Amerighi) è oggettivamente presente nel territorio aretino da più di un secolo, tanto che si può ormai considerare una cultivar “locale”, ancora più che “derivata”, e che da alcune decine di anni questa varietà ha dimostrato di essersi ambientata perfettamente nell’areale cortonese (e nel locale terroir caratterizzato da un particolare microclima, ovvero da grande calore e luminosità  primaverile ed estiva, importante escursione termica giorno-notte e da suoli dalla peculiare struttura e composizione) e di potere dare risultati davvero straordinari se allevata con le cure e le metodiche appropriate.

La mia non è stata quindi una scelta casuale o orientata da considerazioni commerciali ma del tutto istintiva; ho creduto fin dall’inizio di questa avventura che il Syrah, a Cortona, avesse una vera ragione di essere ed inesplorate potenzialità.

Fabrizio Dionisio

Credo che lavorare con semplicità, etica e chiarezza d’intenti sia il modo migliore per rispettare, e gratificare, oltre che la natura ed i suoi frutti, anche e soprattutto coloro che berranno i nostri vini

Fabrizio Dionisio

La DOC di Cortona

Un’eccellenza di ispirazione francese

Ormai, in effetti, il Syrah di Cortona è comunemente riconosciuto come uno dei migliori, se non il migliore d’Italia, e questa piccola area nel sud–est della Toscana viene considerata una vera e propria enclave di ispirazione francese nella patria del sangiovese (la zona della D.O.C. Cortona confina con quella del Nobile di Montepulciano ed è vicinissima ai territori di elezione del Chianti e del Brunello di Montalcino); da più parti si parla delle splendide, dolci colline cortonesi come della “Cotes du Rhone” (valle del Rodano) italiana.

Infatti, sembra ormai accertato che proprio da questa bellissima regione nel sud della Francia (dove non a caso ancora oggi offre alcune delle sue massime espressioni, basti pensare ai grandi Syrah della Cote Rotie, dell’Hermitage e di Cornas) abbia avuto origine (almeno se si parla di coltivazione su vasta scala) questa leggendaria varietà di uva, il cui nome, da alcuni declinato in Shiraz, soprattutto in Australia, sembrava evocare invece natali mediorientali.

Le parole chiave

Artigianale e “naturale”

Il mio sogno, quindi il mio progetto (fin dall’inizio elaborato in stretta collaborazione e sintonia con agronomi ed enologi amici ed affini, per mentalità, etica e filosofia produttiva) è quello di fare vini assolutamente artigianali e “naturali” nella migliore e più nobile accezione del termine, cioè creati all’insegna del massimo rispetto per l’ambiente, per la terra e per il suo frutto (e le sue preziose peculiarità organolettiche), assecondando il naturale processo di trasformazione dell’uva in vino ma senza rinunciare -pur senza mai farle prevalere o divenire invasive- ad avvalersi delle indispensabili metodiche e tecnologie che consentono di preservare la pulizia, la sanità e la purezza del prodotto finale del nostro lavoro… che del resto mai sarebbe tale senza l’imprescindibile, ma educato e rispettoso, intervento umano.

E, soprattutto, lavorando con la mente aperta, senza certezze, dogmi o idee preconcette, sempre e soltanto in maniera manuale e mai standardizzata, diversa di vendemmia in vendemmia, pensata e “cucita” come una camicia su misura sulle irripetibili caratteristiche di ogni annata, da interpretare con sensibilità e buonsenso, e sul diverso carattere di ognuna delle diverse parcelle che compongono i nostri vigneti (sempre, tutte, vinificate separatamente), in ogni fase della produzione, in vigna così come in cantina.

L’approccio “naturale” alla viticoltura dovrebbe, secondo me, diventare la normalità, lo standard, almeno per le piccole aziende a dimensione familiare, e non restare un cliché da produttore “duro e puro” che, troppo spesso, spinge i viticoltori “naturali” a rinchiudersi in un ghetto e li rende preda di autoreferenziali derive integraliste che esitano in prodotti di discutibile qualità; e sarebbe bello, e importante, che venisse condiviso anche dalle aziende di dimensioni “industriali”. L’artigianalità, intesa come produzione “fatta a mano”, curata in modo maniacale dalla pianta alla bottiglia, è il vero valore aggiunto. Quello che caratterizza il nostro lavoro e rende unici, nel loro genere, i nostri vini.

Fabrizio Dionisio

Ho la ferma convinzione che solo concentrandosi su volumi molto piccoli, ed operando con cura assidua ed estremo, inderogabile rigore, sia in vigna che in cantina (naturalmente utilizzando solo uve di propria produzione), si possano ottenere, con continuità, vera qualità ed eccellenza

Fabrizio Dionisio

Dinamismo e curiosità

Il Syrah in tutte le sue possibili declinazioni

Il nostro intento è, insomma, quello di creare vini con anima, mai omologati. L’obiettivo era ed è quello di ottenere, di pari passo con la maturazione dei vigneti, un grande Syrah che possa non sfigurare di fronte ai migliori del mondo, ma che sia di chiara, inequivocabile matrice toscana, anzi cortonese, e sappia interpretare ed esprimere con originalità e sincerità, e soprattutto con coerenza identitaria, il territorio in cui nasce, puntando sulla mineralità, il carattere, l’eleganza e la finezza (che soltanto suoli profondi, antichi e realmente vocati possono trasmettere ad un vino) più ed oltre che sulla potenza e la concentrazione, e aldilà delle tipiche note varietali.

Lavorando con un solo vitigno, quindi esclusivamente con uve Syrah, era impossibile non cedere alla irresistibile tentazione di esplorare e sperimentare questa meravigliosa varietà in tutte le sue possibili interpretazioni e declinazioni.

Così, com’era inevitabile in un’azienda appassionata, dinamica e curiosa, sono nati, strada facendo, due vini Syrah vinificati in bianco, e ben quattro vini Syrah rossi diversi fra loro per epoca di raccolta, modalità di vinificazione, durata delle macerazioni, caratteristiche dei recipienti di affinamento (per ora…barili, piccole e grandi botti di legno, di rovere francese e/o di Slavonia, botti di cemento, anfore di terracotta…poi chissà), tempi di permanenza sulle fecce e di maturazione, sia in cantina che in bottiglia.

Il nostro vino migliore?

Sarà sempre il prossimo!

Ci piace insomma lavorare come in un’officina, un opificio, un laboratorio, senza dogmi, pregiudizi e protocolli e mai dare nulla per scontato, ma sempre in movimento ed aperti verso esperienze diverse, convinti che il vino migliore sarà il prossimo e che quello perfetto non è mai stato fatto e, forse, per fortuna, non esiste. Ma altrettanto convinti che debba essere quello cui aspirare.

 

Altrimenti, che gusto ci sarebbe…?